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Sabato 12 novembre, alle ore 21.00, presso il Museo Tornielli di Ameno verrà proposto dall’associazione culturale Asilo Bianco, in collaborazione con l’associazione Xenia Ensemble di Torino, un percorso musicale che mette in luce come il confine tra generi musicali sia sottile, talvolta impercettibile, di come le “etichette” possano essere fuorvianti e di come la musica sia soprattutto e semplicemente messaggio.

Protagonisti di questa avventura saranno gli archi, in particolare il violino eclettico di Eilís Cranitch, musicista irlandese che dopo la laurea nel suo paese, si è perfezionata a lungo in Italia, a Santa Cecilia e all’Accademia Chigiana, dedicandosi successivamente a progetti di musica contemporanea tra i quali la fondazione dello Xenia Ensemble.

Al quartetto appartiene anche il violoncello di Claudio Pasceri, artista colto e sensibile, perfezionatosi a Cremona e Salisburgo, che ha ideato l’itinerario artistico della serata nella convinzione che non esiste differenza di giudizio tra i vari generi musicali ma solamente tra musica bella e musica brutta. Il programma presenta il tema della danza tradizionale cinquecentesca con la Sarabanda dalle Suite di Bach per arrivare alla Siciliana di Werner Henze, ballo popolare che si allontana dalle sue origini per diventare solo strumentale.

L’elemento popolare caratterizza anche la composizione Musings dell’autrice irlandese Eibhlis Farrell mentre l’ultima creazione della compositrice romana Silvia Colasanti, Lamento, dispiega sonorità arcaiche e arabeschi lontani, a evocazione di antiche suggestioni. Al movimento si richiama anche Luce di Lamberto Curtoni, che è stato concepito come una sorta di partitura coreografica: movimenti, talvolta circolari e in moto perpetuo. Un chiaro lavoro di virtuosismo per l’interprete è anche Glissées del coreano Isang Yun il cui titolo stesso richiama utilizzo del glissando (dal francese glisser, “slittare, scivolare”) che consiste nell’innalzamento o nell’abbassamento costante e progressivo dell’altezza di un suono, ovvero dello scivolamento sulle corde delle mani del violoncellista.

Con Luciano Berio si indaga il confine tra musica e parola. Il brano Le mots sont allée è un recitativo più che un brano di musica. Il Canto Antico di Giulio Castagnoli richiama sonorità distanti nel tempo, quasi ancestrali. Con Bohuslav Martinů, Béla Bartok e Niccolò Ghedini abbiamo musiche di confine tra un certo intellettualismo e una resa timbrica assai vicina alla musica popolare.

L’ingresso è libero.